Addio al maestro Gigi Proietti
Eppur non morità mai. Perché un maestro del suo calibro resterà per sempre nel cuore, nella mente e nel ricordo di tutti noi.
Proprio oggi, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il 2 novembre, giorno in cui vengono ricordati i defunti, ci ha lasciati così, mentre speravamo di festeggiarlo ancora per tutta la sua immensità. Romano nel sangue e sul palco, da sempre ha fatto della semplicità il suo cavallo di battaglia. Quella semplicità che raggiungeva diretto lo spettatore, senza filtri e senza fronzoli. Sane risate, le sue e quelle che provocava.
Un umorismo contagioso
Un umorismo che ha fatto scuola a tutti gli attori che oggi non possono prescindere dalle sue lezioni e dalla sua recitazione schietta e unica. E noi oggi non si può non salutarlo con un sorriso, nonostante il dolore per una tale perdita nel mondo dello spettacolo e non solo. Un uomo e un attore di spessore, come pochi. Un esempio per la sua grandezza ma anche per la sua umiltà. Mancherà a tutta la sua famiglia, sempre unita attorno a lui. Ma mancherà anche a tutti noi.
Il migliore omaggio per ricordare Gigi Proietti e la sua famiglia?
Come omaggiarlo se non ricordandolo in momenti felici della sua vita? Per me il modo migliore per ricordarlo è semplicemente l’unico che conosco: la scrittura. Per questo voglio riproporre un’intervista che feci a Carlotta Proietti in una serata romana in cui la figlia del grande attore si esibiva cantando mentre il padre, per una volta, era solo il compiaiuto genitore di una brava artista in scena. Perché buon sangue non mente e Carlotta, oltre che somigliare al padre Gigi nei tratti del suo viso, ha ereditato anche molta ironia e molto talento. Canta e recita anche lei, e anche molto bene. Da lì ad oggi ha poi fatto tantissimo altro e sempre meglio. Ma quella sera del 2014 per me è stato bellissimo vederli lì, tutti sorridenti e felici, insieme anche alla madre di Carlotta, sempre accanto al suo grande amore, e alla sorella Susanna, artista (scenografa e costumista) anche lei. Voglio ricordarli così uniti nell’arte, semplicemente grandi e unici come sono. Unita al dolore di Carlotta e della sua famiglia, ecco alcuni ricordi felici che rendono il passato che amiamo, un eterno presente. Così come eterno è Gigi Proietti.
Ricordi felici della famiglia Proietti
Sono passati sei anni da questa intervista ma voglio riproporvela esattamente come era stata realizzata in modo da rivivere insieme a Carlotta Proietti ricordi lontani dal dolore di oggi e più vicini al cuore, per sempre:
Intervista con Carlotta Proietti
Proprio strano, devo ammetterlo, vedere Gigi Proietti seduto tra il pubblico con parenti e amici mentre sorride e applaude, compiaciuto della performance di Carlotta.
Siamo, infatti, al Teatro Centrale di Roma, splendida location scelta dal Lian Club per una serata dove non è però Gigi Proietti ad esibirsi, come accadeva anni fa. Adesso la protagonista è, appunto, Carlotta, voce e frontwoman dei Blatters, nonché figlia del grande artista romano.
Che effetto fa cantare qui, dove tuo padre ha portato in scena i suoi spettacoli anni fa?
“In realtà l’ho scoperto stasera. Lui sapeva che avrei cantato qui ma non m’ha detto nulla, non so… Ma sai, lui ha lavorato in tanti di quei teatri…”
Dov’è, in effetti, che non si è esibito? Roma soprattutto è piena della sua arte.
“E’ vero! E sono molto felice stasera ci siano lui, mia madre, mia sorella e tanti amici. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto e averli qui mentre canto mi emoziona ma mi dà anche sicurezza”.
Eppure a volte gli occhi di chi ti ama sono quelli più critici e possono mettere in imbarazzo. Per te non è così?
“No, devo dire che sono proprio felice che ci siano, mi seguono sempre, almeno quando possono. E poi le critiche che mi rivolgo sono le stesse che condivido anch’io. Per esempio, credevano che per quanto riguarda il mio disco, uscito l’anno scorso, gli arrangiamenti fossero troppo forti e troppo in contrasto con la mia voce e io ero d’accordo con loro. Io sono la prima a fare autocritica, sempre alla ricerca di un miglioramento”.
Carlotta è gentile, simpatica, dalla battuta e dalla risata pronta (come potrebbe essere diversamente?). La sua voce è chiara, limpida ma piena, emozionata al punto giusto.
Durante la serata canta molte cover ma anche pezzi suoi, spesso ironici anche quelli. Sul palco con lei per qualche pezzo il grande Mario Monterosso, che Carlotta stessa ha definito bluesman d’eccellenza e che in effetti vanta importanti collaborazioni tra cui anche quella con Carmen Consoli nel tour, “Moon Dogs Party – Carmen in nero”, esperienza che lui definisce geniale. Tra gli altri ospiti-amici di Carlotta Marco Morandi, figlio di Gianni, e poi anche la sorella Susanna, che in realtà è scenografa e costumista ma stupisce anche cantando in duetto con la sorella.
Papà Gigi e mamma Sagitta (Alter) seguono attenti, insieme all’attore e comico romano Rodolfo Laganà, al mitico maestro Gianni Mazza, che non resiste e batte le mani scandendo il tempo dei brani, e ad altri amici artisti.
A Carlotta è sempre piaciuto cantare. Ma come si fa a non amare il teatro con un padre come il tuo?
“Si, ho iniziato cantando e scrivendo canzoni ma recentemente anche il teatro è entrato a far parte del mio percorso. La recitazione è arrivata in modo assolutamente inaspettato ma l’ho accolta a braccia aperte, ho deciso di inserirla nel mio lavoro perché penso possa aiutare nel canto e nella musica”.
Allora studi con tuo padre? Un coach d’eccezione?
“Beh, no. Mi ha sempre insegnato e m’insegna moltissimo ma proprio a livello di lezione…è un’altra cosa. E’ un po’ come quando hai la cyclette casa e non la usi mai! Comunque, a parte gli scherzi, se ho un provino o mi propongono per un testo, chiedo sempre un consiglio a lui. Ha così tanta esperienza che devo per forza far tesoro di ciò che mi dice e mi spiega. Mi fido di lui e, al di là di tutto, lo stimo tantissimo. Se poi, dopo avermi vista sul palco, lui o mia madre mi dicono brava o bravissima, sono la persona più felice del mondo anche perché so che lo dicono sinceramente”.
Su quale tema si concentrano le tue canzoni? Che posto hanno le donne nella tua scaletta?
“E’ inutile girarci intorno, il tema principale è sempre l’amore. Quelle tragedie del tipo…’Oddio, m’ha lasciata’ o cose così. Tra i brani nuovi che ho scritto, però, c’è anche qualcos’altro. Per esempio in una canzone colei che parla e narra è una donna che ha subìto violenza in casa. M’è venuta d’istinto, da tutte le storie terribili che si sentono e di cui ho letto per curiosità su internet, sui libri, sui giornali. E’ impressionante, i numeri parlano chiaro, è in casa che la violenza è diventata purtroppo una cosa comune. Mi vengono i brividi solo a parlarne perché scrivendone ho cercato di mettermi nei panni di quella donna e ho cercato di immaginare cosa si possa provare avendo subìto violenze in casa. Ho immaginato la ricerca e la riconquista della forza che serve a ribellarsi e andare avanti, ma ho immaginato soprattutto quella cicatrice che ti segna e resterà per sempre dentro di te”.
Tu riesci a mettere in musica storie come questa e non dev’essere facile. Quali sono, invece, le cantautrici alle quali t’ispiri per i loro testi o la loro musica?
“Sono tantissime, molte del mondo del blues e alcune tra tutte Amy Winehouse e Bonnie Raitt. Mi piace molto il loro modo di scrivere, dove c’è la qualità ma non manca l’ironia. Una delle mie preferite, della Winehouse, è ‘I Heard love is blind’, dove lei confessa al suo uomo un tradimento ma dice: ‘Non ho potuto resistere, i suoi occhi erano uguali ai tuoi, il colore dei capelli pure..e, anche se non era alto come te, sai…eravamo sdraiati e non si capiva…’.
Ecco, giusta ironia, ingrediente che, manco a dirlo, non può mancare in casa Proietti.
Tra le cantautrici romane, invece, chi preferisci?
“Gabriella Ferri, per esempio. Anche se lei non era propriamente identificabile come cantautrice ma sicuramente era un’interprete fortissima”.
A Carlotta artista cosa offre Roma? E, più in generale, secondo te, cosa offre Roma alle donne che vogliono vivere d’arte? Perché di arte questa città è piena ma è quella dei monumenti che stanno lì praticamente da sempre. In senso più dinamico e moderno, invece?
“Credo sia una città dove niente succede se non vai e non cerchi. Non ti devi fermare mai. Si, questo succede un po’ dappertutto ma all’estero credo il rapporto con l’arte sia più facile e più immediato. Qui l’arte c’è, sta lì ma devi andartela a prendere. Soprattutto per chi è nato e cresciuto a Roma, è tutto già servito. Passi in macchina e dici ‘ah si, il Colosseo’ ma poi vai oltre. Questo vale un po’ per tutto”.
Come ti trovi da frontwoman dei Blatters? Come gestisci i ‘tuoi’ musicisti?
“Nella vita sono timida e molto emotiva ma poi so quello che voglio e se c’è qualcosa che non mi piace, certo non lo tengo per me. Per fortuna c’è molta collaborazione e ho a che fare con musicisti professionisti. Sono molto contenta, per la prima volta sento di mettermi nelle mani di persona davvero capaci. C’è una raffinatezza e un gusto spontanei nel proporre e sperimentare”.
Alcuni tratti e alcune sue espressioni ricordano quelle del padre ma lei, poco più che trentenne, sembra vivere Roma e la sua vita come se non fosse la ‘figlia di..’. La qualità che ha dentro arriva dalla sua voce e da tutto il suo corpo. Nel suo sangue scorre arte pura ma è come se, ad ogni pezzo, volesse prelevarne un po’ alla volta per distribuirlo a chi ha sete di creatività ed espressione libera di sé. Papà e mamma l’avranno ben cresciuta e le avranno dato buoni consigli, ma Carlotta la stoffa ce l’ha. Provate a conoscerla, a sentirla cantare, poi mi dite.
Sono sicura che il dolore che la famiglia Proietti sta provando oggi sarà alleviato, anche solo per un attimo, dalla standing ovation virtuale creatasi in onore del grande maestro: Gigi Proietti.
Donatella Briganti