Questa è la storia di Marina D’Avanzo, una mamma davvero straordinaria, che ha avuto un’idea a dir poco originale: realizzare con il latte materno dei veri e preziosi gioielli da poter mostrare, custodire, tramandare di generazione in generazione. Gioielli unici che possano raccontare storie di allattamento, storie di mamme e figli, storie di famiglie intere.
Come tutte le mamme del ‘Progetto MIA – Mamme Imprenditrici Allattano’ che sto portando avanti per raccogliere le storie di mamme che sono riuscite a conciliare, anche se a fatica, il lavoro con famiglia, maternità, allattamento, anche Marina ha lavorato e allattato, allattato e lavorato. Senza rinunciare all’una o all’altra cosa. Anche se con mille difficoltà. Perché tutte le ‘Mamme MIA’, come chiamo le mamme che accettano di far parte del mio progetto, affrontano e superano molte difficoltà e sanno bene quali possono essere le soluzioni da proporre per cambiare la condizione delle mamme, quindi delle famiglie, quindi della società intera. Una mamma tutelata rispecchia una società sana. Una mamma che riesce a portare avanti l’allattamento, come vuole la natura e come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma che non deve nello stesso tempo rinunciare necessariamente a se stessa, alla sua vita, ai suoi progetti, è un importante ingrediente che condisce una crescita sociale fondamentale.
Marina, la voglia di maternità e l’idea dei gioielli di latte
Marina D’Avanzo ha 43 anni e ha un bel bimbo di 4 anni, Romeo Massimo, avuto dopo averlo tanto desiderato e dopo tante cure anche dolorose e tentativi di fecondazione assistita. Il marito Antonio, che ha adesso 50 anni, le è stato sempre molto vicino ed è, come dice lei, “un mammo perfetto”.
Dalla provincia di Napoli Marina ha sempre guardato lontano, soprattutto verso gli Stati Uniti, dove è andata molte volte e dove non vede l’ora di ritornare, appena le sarà possibile. Perché proprio da oltre oceano ha tratto l’ispirazione per questa sua attività dal nome molto significativo ‘Made with love mom’ – gioielli di latte. Da designer d’interni a designer di gioielli con latte materno, il passaggio è stato per lei stimolante.
Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua nuova attività?
“Ho sempre amato la creatività e, dopo aver visto un progetto americano che realizzava gioielli con il latte materno, ho capito che volevo seguire quella strada. Non ero ancora mamma, sono rimasta incinta qualche mese dopo. Mi sono adoperata subito e ho studiato la composizione del latte, come poterlo lavorare senza fargli perdere il suo colore di partenza e incastonare come una pietra preziosa, mi sono preparata per capire come poter spostare la mia attenzione da designer di interni a designer di gioielli di latte”.
Quindi quando Romeo Massimo è arrivato, tu eri già operativa?
“Sì, anche se nella fase iniziale”.
Le difficoltà tra lavoro, maternità e allattamento
Come hai conciliato lavoro e maternità?
“Devo dire la verità: è stato davvero massacrante. Non si può fare, non è giusto, non è umano. Io ho lavorato molto e solo con l’aiuto di mio marito che, comunque, ha un suo lavoro e quindi i suoi impegni. Una donna che sceglie di diventare mamma non può fare tutto, secondo me. Non credo molto nel multitasking. Io l’ho fatto ma è stato difficile. E ti dirò di più, non credo a chi dice che non ha avuto difficoltà in questa conciliazione”.
In realtà lo dice forse una su cento. Forse. E forse perché ha degli aiuti che alleggeriscono il tutto. Ma la maggior parte delle donne che diventano mamme sono sole e devono salvaguardare il lavoro e la famiglia, cercando di non trascurare né l’uno l’altra. E l’allattamento com’è andato?
“Ho allattato Romeo fino a un anno circa, poi lui ha scelto pian piano di staccarsi. Io usavo moltissimo la fascia, ecco, è stata lei un altro valido aiuto. Ho avuto inizialmente delle difficoltà ad allattare perché il mio bimbo è nato un mese prima quindi era troppo piccolo, non aveva molta forza per ciucciare quindi ho dovuto fare allattamento misto. Ma pian piano siamo riusciti ad avviare un allattamento al solo seno. Portavo mio figlio sempre con me, dovunque. Al supermercato, pensa, mi chiamano ancora ‘la signora con il bimbo in fascia’. Anche perché sempre ma soprattutto i primi mesi non ci sono orari per l’allattamento a richiesta. Per fortuna mio marito è stato sempre con me, già dalla gravidanza si è preparato come mi sono preparata io. Facevamo yoga insieme e tanti altri corsi in cui lui è stato sempre presente. Abbiamo letto tanto e abbiamo scelto la disciplina dolce e ad alto contatto per cui ho accantonato tutti quei libri dove si diceva che devi lasciar piangere il bimbo, che non lo devi prendere in braccio, che non devi coccolarlo. Ho capito che quelli non erano i consigli più giusti e, insieme ad Antonio, abbiamo aspettato Romeo con tanta paura e tanta fatica per portare avanti la gravidanza, ma anche con tante gioia e consapevolezza, data la nostra età. Se avessi avuto mio figlio a 20 anni, come avrei fatto? Non lo so. Non come avrei potuto sostenere tutta la fatica del lavoro e della maternità, dell’allattamento. Io ce l’ho fatta ma davvero penso non sia giusto né possibile che una mamma debba anche pensare a lavorare nel frattempo, se poi vuole dare da mangiare a suo figlio o semplicemente vuole realizzare i suoi sogni e i suoi progetti.
Soluzioni e proposte per poter conciliare
Che soluzioni proponi per una maggiore e migliore conciliazione?
“Per me semplicemente non c’è possibilità di conciliazione, senza creare dei vuoti anche psicologici che poi dovrai colmare in altro modo. L’unica cosa che potrebbe aiutare davvero è un ‘reddito di maternità’. Perché, per esempio, esiste il reddito di cittadinanza ma le mamme non se le fila nessuno? Non viene dato il giusto valore a ciò che una mamma fa e rappresenta per la società intera. Se allatti, invece, fai la differenza. E se è scientificamente provato che esiste la cosiddetta ‘esogestazione’ che dura altri 9 mesi da quando nasce il bimbo e cioè che non si può essere pronti ad un primo distacco almeno prima dei 9 mesi dalla nascita di tuo figlio, se anche l’OMS raccomanda l’allattamento a richiesta esclusivo fino a 6 mesi e poi comunque, anche dopo l’introduzione dei cibi, fin quando mamma e figlio lo desiderano, perché poi non si possono vivere almeno quei primi 9 mesi o il primo anno da mamma senza paura di non avere il pane? Voglio dire, fino a 9 mesi almeno, riconoscete il valore di nutrice a quelle mamme, no?! Se le regole ci sono, le prove scientifiche pure, perché non viene messo in conto una misura che tuteli le mamme e il rapporto con i figli che, se crescono senza il giusto affetto e la presenza dei genitori, avranno per sempre delle mancanze nella vita?! Mancanze che riverserà in tutto ciò che farà e in tutte le relazioni che avrà. Poi ci potrebbero essere, certo, altre soluzioni ma le vedo più utopiche: i nidi sul posto di lavoro, per esempio. Ostetriche e psicologi tutti i giorni a casa delle neomamme, come succede in altri Paesi. Qui la vedo proprio difficile. Nun è proprio cosa!”.
Le mille idee di Marina tra il desiderio di essere una perfetta mamma e una eccellente professionista
Marina è una donna sanguigna, diretta. Si capisce subito che dice solo quello che pensa.
“E meno male che mio marito ha seguito tutto ciò che ho imparato e capito. Lui stesso ama affidarsi a me e a ciò che riguarda l’educazione e la direzione da seguire per il bene di nostro figlio e della nostra famiglia. Oltre allo yoga in gravidanza, abbiamo seguito un corso di babywearing, tanto che andai a partorire con la fascia e uscii dall’ospedale con Romeo già in fascia. Anche Antonio l’ha usata molto. Dopo la nascita abbiamo fatto poi massaggio infantile, musica in culla e tutto ciò che riguardava disciplina e maternage dolce”.
Ormai il suo progetto ‘Gioielli di latte’ è avviato da tempo, conosciuto e apprezzato in tutta Italia, ma non solo.
“Non è facile trattare il latte materno. E non si può mischiare ad altre sostanze che poi ne alterano, per esempio, il colore. Cerco di usare tutti prodotti e addensanti naturali, tratto io il latte e poi mi rivolgo a dei laboratori che lavorano l’oro, l’argento, il metallo. Cerco di personalizzare il più possibile, come amavo fare anche con l’arredamento perché questi gioielli possano diventare davvero pezzi preziosi di storia. Storia di una donna e di un bambino ma anche di famiglie intere. Gioielli da tramandare anche alle generazioni future. E non solo per donne ma anche per uomini. Ho pensato che creazioni
come gemelli o fermacravatta con latte materno potessero essere regali originali e ricordi inestimabili”.
Marina è una mamma molto attiva anche sui social dove ha creato delle community, dei gruppi in cui si raccontano e confrontano quelle che ha chiamato ‘storie di latte’. Molte mamme di rivolgono a lei perché è preparata e propositiva. Una donna dalle mille risorse, dalle mille idee. E le realizza tutte. Lei è per il fare. E fa ogni giorno, per sé, per la sua famiglia, per le altre mamme, per le altre famiglie. Insomma, per la società tutta.
Donatella Briganti
Di seguito alcune foto di alcuni gioielli e alcune clienti di Marina D’Avanzo soddisfatte, mentre allattano e indossano i gioielli con latte materno firmati proprio ‘Made with love mom’. Tutte esprimono gratitudine nei confronti di Marina e tutte ritengono profondamente importanti queste creazioni. Marina Domenica Pennacchio, per esempio, esprime la sua gratitudine e l’importanza che assumono questi gioielli per lei con queste parole: “I piedini perché insieme abbiamo percorso questa magica esperienza sugellatta anche dall’anello, simbolo più importante che indica l’unione tra due persone…insomma, la nostra è una storia d’amore. Sempre più felice della mia scelta, sempre più felice di avere scelto te”.