Giornalista

‘Progetto MIA – Mamme Imprenditrici Allattano’: la storia di Elisa Ruggieri

Elisa con Flavio durante uno sguardo d'amore

MIA sta per Mamme imprenditrici allattano. Un acronimo facile facile per trattare un argomento che proprio facile non è: il rapporto tra mamme, lavoro e allattamento. Il mio intento è divulgare storie di mamme che sono riuscite, nonostante tutto, a farcela, che sono riuscite a conciliare tutto, con forza e determinazione. Voglio lanciare messaggi positivi, di speranza e gioia, pur sottolineando tutto ciò che rende questa conciliazione problematica e arrivando di conseguenza a quelle che potrebbero essere le soluzioni.

MIA: la storia di Elisa Ruggieri
Elisa Ruggieri con il piccolo Flavio in un tenero momento d'amore tra mamma e figlio

Un tenero momento tra mamma Elisa e il piccolo Flavio – foto Iolanda Maccarrone

Tra le storie che sto raccogliendo di mamme imprenditrici che allattano o che hanno allattato c’è quella di Elisa. Anzi, la prima storia che vi racconto è proprio la sua.

Elisa Ruggieri ha 39 anni ed è mamma di due bimbi. Il primo di cinque anni e mezzo, il secondo di 7 mesi. Gestisce una parafarmacia insieme al marito e un centro estetico con quattro dipendenti. Una mamma imprenditrice che si è trovata, come ogni mamma, davanti ad una scelta da prendere: allattare o non allattare? E, come quasi tutte le mamme, si è detta che sì, voleva allattare. Ma da lì scaturiscono mille altre domande e mille altri dubbi: ci riuscirò o non ci riuscirò? Come potrò conciliare maternità, lavoro e allattamento? Farò bene ad allattare? Farò bene a continuare a lavorare? Si sentirà trascurato? O sentirà la mia frustrazione se io non riuscirò a continuare nei miei traguardi lavorativi? Anche se non ci sono subito tutte le risposte, esse verranno man mano, facendo una scelta alla volta e vivendo giorno per giorno seguendo l’istinto materno, unica vera guida.

Mamme, allattamento…

La volontà di allattare, in realtà, c’è sempre, o quasi, ma la possibilità di farlo effettivamente sembra esserci molto meno spesso. “Non hai latte”, “non si attaccata al seno”, “hai una conformazione non compatibile con l’allattamento”, “non prende peso, ha fame” sono solo alcune delle frasi che una mamma che vuole allattare si sente dire nella maggior parte dei casi. La soluzione che le viene proposta? Ovviamente il latte artificiale, offerto negli ospedali e fuori, soprattutto dai pediatri, anche quando non è davvero necessario. Perché tutti dovremmo sapere che tutte le donne hanno il latte, tutte le donne possono allattare, salvo rari e gravi casi riconducibili al 5%.

…e lavoro

Una mamma appena nata è spesso fragile, confusa, non sa come fare e come essere, è un po’ come quel piccolo che ha appena messo al mondo. Ma riesce altrettanto spesso a tirare fuori una forza e una determinazione che forse nemmeno lei sapeva di avere.

Se la società non promuove l’allattamento al seno come dovrebbe, e non lo fanno nemmeno molti pediatri, una mamma che vuole allattare perché lo sente fortemente e sa che quello è un dono prezioso per la vita, non si abbatte e supera mille difficoltà, tappa le orecchie ai falsi miti e chiude gli occhi alle facce curiose e poco rassicuranti della gente, vicina o sconosciuta che sia.

Così riesce a portare avanti la sua vita e quella della sua famiglia. Se l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda l’allattamento esclusivo fino a sei mesi e poi, non esclusivo, fino almeno ai due anni del bimbo o comunque fino a quando mamma e bimbo lo desiderano, perché la legge deve prevedere il rientro in ufficio al terzo mese dalla nascita? E perché restare a casa ad accudire la piccola creatura deve voler dire rinunciare a buona parte dello stipendio?

Mamme imprenditrici E allattamento

E se una donna è un’imprenditrice, riesce a portare avanti l’allattamento naturale? Magari sì, tornando al lavoro anche a pochi giorni dal parto, portando con sé il figlio in fascia e continuando a lavorare mentre lui dorme cuore a cuore.

Una cosa è certa: lavoro, mamme e allattamento non vanno molto d’accordo, a meno che non sia la mamma stessa, con la sua estrema forza e la sua più forte determinazione, a volerlo.

Ma torniamo alla storia Elisa.

Elisa e il primo figlio

Elisa ha avuto il suo primo figlio cinque anni e mezzo fa. Dalla prima notte, già in ospedale, al Policlinico di Catania, proponevano il latte artificiale, senza che ci fossero ostacoli oggettivi all’allattamento al seno. Elisa lo rifiutava e chiedeva aiuto per capire come attaccare il suo neonato al seno ma non le si avvicinavano nemmeno e, dalla porta della stanza, a distanza, le dicevano soltanto che doveva mettere tutto il capezzolo in bocca al piccolo. “Con le mie richieste – spiega Elisa – mi sono condannata da sola perché hanno cominciato a farmi terrorismo psicologico, dicevano che non sarebbe cresciuto e sarebbe stata colpa mia”. Il bimbo era nato di Kg 3,400, era sceso con il calo fisiologico a Kg 3,100. “Dopo una settimana, al controllo in ospedale, mi hanno attaccato il tiralatte al seno senza che io capissi davvero perché. La pediatra ci metteva il carico sottolineando che a molte mamme dava da subito la pillola per smettere di allattare, anche praticamente prima di cominciare. Quando tiravo e usciva poco latte, me lo sventolavano davanti dicendo che quella era la dimostrazione che io non avevo latte. Mi hanno fatto sentire inadeguata ma, visto che sono farmacista, mi sono detta, ad un certo punto, di essere forte e prendere la mia professione in mano per cercare la soluzione. Nessuno, nella mia famiglia, aveva allattato e questo complicava le cose. Alla fine, stanca, ho ceduto al latte artificiale”. Per il primo figlio è andata così. Ma per il secondo Elisa è determinata a non ricascarci.

Elisa e il secondo figlio
Elisa con Flavio durante uno sguardo d'amore

Elisa allatta Flavio mentre si scambiano sguardi d’amore – foto Iolanda Maccarrone

“Aprile 2019, arriva Flavio, il mio secondo bimbo. Tra il primo e il secondo ho fatto corsi, ero più preparata e combattiva. La seconda volta è stata diversa perché ero diversa io. Continuavo ad avere sempre tutti contro, a parte mio marito. Avendo sempre qualche problema per il mio capezzolo troppo grande, stavolta mi sono rivolta dalla consulente IBCLC Grazia De Fiore, di Catania. Volevo farcela e vedevo tutto in un’altra ottica. Come da indicazioni della consulente, ho usato per due mesi e mezzo il sondino per dare un po’ di latte artificiale in aggiunta. Poi, piano piano siamo andati a toglierla del tutto. Alla fine ce l’ho fatta. Ho fatto anche danza cuore a cuore, utilizzando la fascia portabebè, ho partecipato a un flash mob e sono salita anche sul palco del teatro Metropolitan con lui in fascia. Allatto ancora la sera o quando ci sono”.

Mamma Elisa e il lavoro

Con il lavoro non è stato facile, ho lavorato fino all’ottavo mese usando la fascia per sostenere il pancione. Ho ripreso ufficialmente al quarto mese ma di fatto, e mentalmente, non ho mai smesso di lavorare”.

Avendo quattro collaboratori nel centro estetico e una collaboratrice in parafarmacia, aveva e ha anche la preoccupazione per loro, oltre che per la propria famiglia. Anche se per pochi minuti o da casa, la presenza di Elisa non è mai mancata, con il vantaggio di avere casa e luogo di lavoro non lontani tra loro.

“Ho scelto anche un nido privato che si trovasse non troppo lontano, proprio per avere facilmente fruibile questo servizio fondamentale per noi”.

Avendo vissuto gravidanze e parti senza complicazioni, Elisa dice di non avere avuto poi troppe difficoltà a gestire, in qualche modo, anche il lavoro.

“Io mi sono organizzata e ho lavorato senza grossi problemi fino a che ho potuto ma dobbiamo dire che molte donne, purtroppo, se ne approfittano e marciano sulle tutele che hanno. Ho vissuto io stessa l’esperienza di una collaboratrice che è rimasta da subito a casa, pur senza che la sua fosse una gravidanza a rischio. Io penso si possa fare tutto organizzandosi. Si dovrebbe poter stare a casa con il proprio bimbo i sei mesi dopo la nascita, questo sì. Ma per il resto, penso si possa fare tutto se si vuole e se non ci sono complicazioni o problemi fisici”.

Elisa è una tosta, si percepisce subito. Non le manda a dire, dimostra le sue determinazione e sicurezza in ogni parola che pronuncia.

Un’altra mamma che per farcela ha contato prima di tutto su se stessa. E ce l’ha fatta.

 

Donatella Briganti

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